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marco roghi

E' frase fatta, fritta e rifritta, "niente sarà più come una volta", affermazione tanto stupida quanto vera. Ma non sempre la nostalgia è un semplice sogno di giovinezza, di ritorno indietro, una lacrimosa voglia del latte materno, più spesso è la sofferenza dell'incompiutezza dell'opera della vita, l'elenco delle cose non fatte o fatte male che vorresti rifare, i fantasmi degli errori e delle sofferenze inflitte o subite che vorresti ritentare e correggere. Per fortuna indietro non si torna, evitando così nuovi errori su vecchi argomenti,  si ripassa la vita cercando di capire dove e quando si poteva fare scelte diverse, o semplicemente scegliere.

 

 
 
La Storia di Bambina di Luriano
 
  Un giorno della primaverq del 1983, con un rimorchio Sinclair e una Land Rover 3° serie nuova di pacca, onorai l'appuntamento con Aurora Misciatelli Chigi Zondadari, a Luriano dove avrei preso visione di una femmina, sella italiano, nata nel 1981, di piccola statura, adatta per sostituire la Popa, Rosina del buttero di Paganico, ormai 30enne, per quanto perfetta esecutrice dei comandi che mio figlio Goffredo, malamente, gli impartiva.  
A parlarne oggi sembra un secolo, credevo di aver realizzato il sogno della mia vita, senza tener conto che si sogna tutte le notti, un tiro verde bottiglia di inconfondibile stile Inglese, il vecchio Mada a un asse solo, acquistato nel 73,  era ormai passato, e una puledra di Luriano da portare a casa.   
Presa nel campo, a mal fatica incavezzata, montò senza problemi, davanti alla marchesa Maria Pace, che tra il serio e il faceto disse che per un cavallo il peggior posto è la casa del veterinario," i calzolai vanno con le scarpe rotte", mio nonno faceva proprio il calzolaio, ma forse era un caso.   
Dopo qualche anno scoprii che la Popa era insostituibile e che Bambina , nelle mie mani era una mina vagante, con una forza esagerata e una voglia di correre, contro a qualunque cosa, che non aveva uguali. Senza saperlo, con lei, cominciai a praticare l'endurance, un endurance casalingo non agonistico, fatto solo per tentare di spengere tutta quella energia della quale spesso mi sentivo vittima e artefice, per averla più docile nei concorsi di salto, che al tempo mi prendevano molto, partivo al mattino dal Padule di Massa Marittima per arrivare alla sera a Monteriggioni, con poche soste trottavo tra Prata e Montieri, fino alle Galleraie e poi Cornocchiae la Selva, Cotorniano e Palazzo al Piano, e via verso Molli , L'Incrociati, sotto Poggio ai Legni Dietro Celsa nel borro  e poi S. Colomba, Fungaia e La Chiocciola , e finalmente a casa, Bambina tirava più di prima, forse non del tutto, ma le mie braccia stanche avevano questa sensazione, di impotenza e frustrazione.     Quando a tre anni presi a domarla fu un sogno, mai cavalla fu più sellabile e obbediente, me la portai in un  viaggio di lavoro, Veterinario della Muratti Adventurs, una gara antesignana, a coppie con ricchi premi, durante la quale la montai per aprire la strada ai cavalieri tra la Badiola e Bagnolo, in un avvicendarsi di Orientamento e Regolarità che attraversò tutta la Maremma Toscana, dopo 20 anni si rievoca con un raid tra le due maremme, dall'Alberese a Tuscania, alla metà di maggio, passando  per Vulci e altri bellissimi  posti, sarò ancora veterinario della gara, ma Bambina non sarà con me, 23enne resta a casa.
A Corciano, durante un raduno ANTE, la vendetti per pochi soldi ad una fondista del tempo, certo che una mano femminile meno pretenziosa avrebbe migliorato la situazione, tornai con il trailer vuoto e piansi, ero senza cavallo e mi sentivo profondamente infelice, la stessa infelicità che provo oggi che ne ho troppi , al pensiero di non farcela a montarli come meriterebbero, ma allora era diverso, sentivo il bisogno di un mio cavallo, possibilmente tutto fare, adatto al mio stile divita, che in quel tempo era solo lavoro.   In parte fu così, Bambina vinse il campionato italiano di endurance a Cesena, durò poco, selezionata per l'Emilia Romagna per il Campionato di Cross Country, nonostante ne avessi sconsigliato l'uso in ostacoli, ai Pratoni si scatenò in una fuga con caduta che provocò la rottura del tendine flessore superficiale, e una spalla all'amazzone, così la rividi addormentata, nella nostra clinica di Follonica, dove applicai due fibre di carbonio per collegare il tendine rotto, per poi rispedirla a SanMarino a fare la mamma.


Marco Roghi